L’autunno, prima d’essere l’autunno 2020, era il periodo dei colori, delle mostre, dei teatri e dei cineforum che riaprono, i mesi dove gli adolescenti tra i 20 e i 60 anni iniziavano il tran-tran dell’uscire il venerdì e il sabato, con un finale domenicale in una combinazione divano- Netflix- pile- tisana. Un autunno borghese piccolo piccolo, col saliscendi del termometro e dei due guardaroba. È il culmine dell’autunno dove non aspettiamo più i morti, ma il musicarello di Halloween e poi del black Friday, a scandire i nostri tempi di capaci consumatori. Per i più giovani è la ripresa del Friday for Future: il venerdì rimane quello, è il senso della sostenibilità a cambiare.
In questa ordinarietà, con il mantra dell’eterna jeunesse e delle avventure, ora che amoreggiare fa meno caldo che in estate (ammesso si trovi il dating comodo a casa), la nuova stagione tinge le proprie foglie, vivaci tanto da farsi spot dei piccoli e grandi comuni. Quel foliage sublime e nostalgico, per una lunga generazione virtual-tecnologica inizia qui, tanto atteso, spenti i bagordi della solita estate nelle popolari destinazioni di Grecia, Spagna o sudest Italia, dove in massa i compari di spritz si ritrovano col solito bicchiere in uno differente scenario. La differenziazione su tutto appare minima, ora che nemmeno “i morti”son quelli di prima perchè rivisti con l’occhio fatato del positivismo d’importazione.
Ebbene no, il 2020 non lo avevamo messo in conto.